venerdì 27 febbraio 2009

Il pelo e il vizio

di Carla Raffaeli

In una società democratica è importante che, pur in ruoli diversi di governo o di opposizione e con concezioni differenti, si confrontino forze politiche egualmente rispettose dei principi democratici che sono a fondamento della Costituzione.
Mi riferisco a “principi” , dunque libertà di pensiero, parola, stampa, fede religiosa; eguaglianza di fronte alla legge; eguali opportunità di educazione, formazione, lavoro; eguali diritti e doveri politici, a cominciare dalla possibilità di partecipare attivamente alla vita della comunità sociale e civile. A questi si sono poi aggiunti principi che derivano dalla terribile esperienza della guerra, dalle forti idealità nate dalle ceneri dell’oscurantismo imperialista, dalla successiva caduta dei muri tra i popoli: libera comunicazione, libero scambio, spirito globale di accoglienza, solidarietà, collaborazione, pur nel rispetto delle differenti identità culturali.
Un processo certo non agevole, né privo di arresti, contraddizioni, compromessi, che tuttavia ha funzionato spingendo alcune forze politiche a cambiare pelle, rinunciando innanzitutto a visioni totalitarie della società e della politica: come nel caso del Partito Comunista e della Destra ex fascista.
Ora siamo in un momento molto drammatico, che paga le conseguenze di un capitalismo globalizzato, in cui la speculazione finanziaria, in assenza di regole e di controllo, ha spinto l’economia mondiale nella più grave recessione dal dopoguerra.
Giustamente l’attenzione dei governi si concentra sulle misure urgenti per frenare gli effetti negativi dell’immane rovina, secondo ricette che, ci auguriamo, facciano leva sulla tutela dei più deboli e naturalmente sui fattori di rilancio, sviluppo, modernizzazione.
Ma un’altra deriva rischia di verificarsi: la sfiducia proprio in quei principi di democrazia sostanziale e formale faticosamente conquistati.
La Destra di governo non ha più il volto della destra fascista, ma adotta, spesso con decretazione d’urgenza, provvedimenti assai discutibili, quando non contrari ai principi sopra richiamati.
Concedere alle massime cariche dello Stato una garanzia di non perseguibilità per atti illegali non è contrario al principio che tutti i cittadini sono eguali di fronte alla legge ed al principio etico della responsabilità prima di chi ricopra un’importante carica?
Definire obbligatorie l’alimentazione e l’idratazione, prestate attraverso intervento e assistenza medica invasivi (sondino, antibiotici, antidolorifici ecc…) non è forse contrario al diritto di rifiutare le cure, affermato dal paziente personalmente o (speriamo) tramite un “testamento biologico” ?
Obbligare (o anche sollecitare) gli operatori sanitari a denunciare il “clandestino” che chiede di essere curato non è contrario al più elementare principio di umana accoglienza, oltre che di attenzione alla salute dei singoli e della società?
E le “ronde” che cosa hanno a che fare con la “sicurezza” in un paese democratico?Si potrebbe continuare con molti altri esempi, sulla scia di un vecchio detto: “il lupo perde il pelo, ma non il vizio”.

Edilizia scolastica: una priorità passata in secondo piano

di Stefano Neri
Conservo ancora il volantino delle passate elezioni comunali del 2004, con il quale la lista che sostiene l’attuale Amministrazione Comunale illustrava il suo programma. In merito all’edilizia scolastica, questo è ciò che veniva scritto: “…la lista si impegna a dare priorità ad interventi di recupero del Complesso Scolastico “Crocioni” e dell’attigua palestra, e alla sistemazione e ampliamento della scuola dell’infanzia…. . E’ previsto, inoltre, l’avvio di uno studio di fattibilità per la realizzazione di un campus scolastico”. Oggi, a distanza di 5 anni, a parte la tanto attesa realizzazione del nuovo asilo nido (già sottodimensionato rispetto alla domanda), non si è portato a termine nemmeno uno dei tanti interventi di recupero previsti per il complesso “Crocioni” (plesso “C”, palestra, aule didattiche ecc...). Tanto meno si è provveduto a metter mano allo studio di fattibilità di un nuovo campus scolastico. Sembra che la priorità sia ora diventata quella di realizzare un “campus sportivo”.

I nostri amministratori, pur sapendo che nel prossimo futuro il Comune incasserà minori somme dagli oneri di urbanizzazione e dal gettito irpef, a causa della crisi economica in atto, ritengono prioritario impegnare le poche risorse finanziarie disponibili nella realizzazione di un nuovo campo sportivo. Tra i vari motivi, vi è quello che - a loro dire - il vecchio campo ha necessità di ingenti spese per la sistemazione del fondo (soloche non si è mai mostrato ai cittadini uno straccio di documento che confermi queste affermazioni verbali). Anzi, i fatti dimostrano che l’attuale campo sportivo ha un drenaggio perfetto e forse è uno dei migliori campi della zona.

Molti di noi genitori stentano a comprendere per quale motivo si debbano per forza dirottare 490 mila euro, originariamente destinati alla scuola, (anche se in loro sostituzione è arrivato un contributo del terremoto), per finanziare invece, e solo in parte, la realizzazione del nuovo campo sportivo comunale, quando ci sono ancora degli edifici scolastici inagibili il cui recupero richiederà somme che si aggireranno sui 3 o 4 milioni di euro (oltre 1 milione di euro solamente per la palestra).

E’ inoltre in forte crescita l’esigenza di molti genitori, che hanno ancora la fortuna di poter lavorare entrambi, di far frequentare la scuola a tempo pieno ai propri figli. Probabilmente questa necessità non potrà mai essere soddisfatta. Dove sono infatti i locali da adibire a mensa nella scuola elementare “Crocioni”? – Non sottraendo all’edilizia scolastica quei 490 mila euro, una qualche possibilità di realizzarli ci potrebbe anche essere!
Purtroppo, ad Ostra, stranamente, i genitori preferiscono subire i disagi causati da questo stato di cose, continuando a reclamare in privato tra di loro, piuttosto che far sentire ai nostri amministratori la propria voce di protesta. Prevale ormai un diffuso senso di rassegnazione.
Questo modo di fare (anzi, non fare) è un terreno fertile per chi vuol approfittare di questa debolezza e dare sfogo alle proprie manie di grandezza, utilizzando fondi comunali per realizzare opere non indispensabili e prioritarie.
Io credo sia necessaria una coraggiosa presa di posizione da parte di tutti i genitori, per assicurare un futuro migliore ai propri figli, senza far subire loro i continui disagi quotidiani che durano ormai da troppi anni.
La testata di questo foglio porta il titolo: “Buongiorno, Ostra! “.
che sia veramente un nuovo giorno, dove i genitori si svegliano dal proprio torpore ed ingranano una marcia in più!

Cronaca di un disastro

di Bruno Landi

Meno di un anno e mezzo fa, a metà novembre 2007, in Italia la situazione era questa: Romano Prodi faceva il Presidente del Consiglio; Silvio Berlusconi faceva il capo dell’opposizione. E sbagliava le previsioni. Ripeteva che Prodi non aveva i voti per approvare la manovra finanziaria al Senato; diceva che il Governo sarebbe caduto il 14 novembre. Ma Prodi non cadde. Fini e Casini accusarono il Cavaliere di non saper più fare il suo mestiere.
Walter Veltroni, in quel tempo, faceva il Sindaco di Roma. E, da un mese, il Segretario del Partito Democratico. Di fronte alle difficoltà del Governo Prodi, Veltroni aveva almeno due possibilità: assecondare la rivolta di Fini e Casini, oppure imboccare la via “bipartitica” della Terza Repubblica. Scelse la seconda.
E mentre il centrodestra é in mezzo ad una bufera di insulti e scomuniche (ricordate Fini” Siamo alle comiche finali”), Veltroni decide di rompere gli indugi e di portare il paese alle elezioni anticipate, affermando: “Il PD correrà da solo”.

Poi, come si vedrà, da solo non è andato, visto che aveva “in pancia” i radicali e si era alleato con l’IdV di Antonio di Pietro.
Ma Veltroni si illude così di poter vincere le elezioni, facendo leva anche sul “voto utile”. Le urne del 13-14 aprile emetteranno invece un verdetto amaro: stravince Berlusconi e la Sinistra non entra in Parlamento.
Veltroni sottoscrive con la maggioranza accordi discutibili (vedi Commissione di Vigilanza sulla RAI e legge elettorale alle europee), “ma anche” lancia accuse pesanti, del tipo: “La democrazia è a rischio”, “in Italia una deriva putiniana”, e parla di “un attentato alla Costituzione” per il caso Eluana Englaro
Intanto, dopo le politiche, infila un’altra terribile serie di sconfitte: le comunali a Roma, dove come Sindaco ha lasciato un “buco” di bilancio di oltre otto miliardi di euro; le regionali in Friuli, in Abruzzo e in Sardegna, intervallate dalle sconfitte alle provinciali in Sicilia (8-0 per il PDL) e Foggia. Unica soddisfazione la vittoria alle provinciali di Trento.

Spira cattiva aria per il PD, almeno nei sondaggi, per le prossime elezioni europee.
Forse anche per questo Walter Veltroni presenta le sue irrevocabili dimissioni da Segretario del PD, affermando “non ce l’ho fatta”. In realtà accusando molti esponenti del suo partito, in primis Bersani e D’Alema e anche Rosy Bindi e Arturo Parisi di avergli regolarmente messo i bastoni tra le ruote.
Ora il partito è nelle mani di Dario Franceschini, suo vice, e forse Matteo Renzi, che ha trionfato alle primarie del PD di Firenze ( ma ad Ostra perché non si fanno?) non sbaglia quando afferma:
Il gruppo dirigente ha fatto un disastro”.

Sapere e saper fare

di Nicoletta Principi

Recentemente ho partecipato ad un corso di formazione in cui ci si interrogava sul perché sia difficile mettere in pratica le conoscenze acquisite e sui possibili modi per superare il problema. Ho inteso il tema particolarmente interessante, anche alla luce della mia personale esperienza lavorativa, tanto che ho ritenuto di riportare alcuni spunti di riflessione ai lettori di Buongiorno Ostra.
Esiste un distanza considerevole tra il sapere (le informazioni raccolte attraverso libri, video, audio, seminari) e il saper fare (la capacità di applicare le informazioni nelle prassi concrete e quotidiane). Per mettere in pratica quello che uno sa è necessario un cambiamento nei comportamenti e lo sviluppo di una mentalità positiva. In particolare, ho appreso che è utile:

- imparare meno cose ma con più frequenza, evitando così l’eccesso di informazioni che induce alla dispersione delle conoscenze; concentrarsi, quindi, su pochi concetti fondamentali, ripeterli nel tempo e trasferirli nella pratica;
- ascoltare gli altri senza pregiudizi, con atteggiamento positivo e aperto. Credo che questo sia il consiglio più difficile da attuare, saper ascoltare richiede una grande capacità e, a mio modo di vedere, è sintomo di intelligenza delle persone che la posseggono. A volte mi sono trovata a rifiutare l’idea altrui perché contrastava con le mie convinzioni o ad anticipare l’altro nei discorsi, di fatto non capendo e precludendomi la possibilità di cogliere nuove opportunità e di ottenere migliori risultati;
- iniziare da subito a mettere praticare i nuovi concetti acquisiti, anche attraverso la costruzione di un piano d’azione, perché il passaggio dalla teoria alla pratica non può essere lasciato al caso.

Questi punti di attenzione non hanno la pretesa di essere considerati verità indiscusse, ma possano comunque attivare, in coloro che lo desiderano, un processo di riflessione sul perché, a volte, non si riesca a portare a termine i propri propositi.

Chiacchiere e fatti (2^ parte)

di Bruno Landi

Nella campagna elettorale della primavera del 2004 si era fatto notare per i suoi decisi interventi sulla “questione” personale dipendente del Comune. Suscitando, perché negarlo?, anche molte aspettative in un campo troppo a lungo trascurato dai nostri amministratori. Forse anche per questo suo forte impegno elettorale il Sindaco gli aveva conferito la delega di Assessore al Personale.
I risultati, purtroppo, non sono stati all’altezza delle aspettative. E dopo cinque anni di gestione, naturalmente il mio è solo un parere, i risultati mi sembrano complessivamente magri.
A cominciare dai settori, dove non è riuscito minimamente ad incidere. A raddoppiare i settori da tre a sei ci aveva già pensato la Giunta Morganti. E l’allora opposizione, che dal 1999 è diventata maggioranza, su quella decisione aveva manifestato riserve e contrarietà. Però, una volta al governo della città, nulla era cambiato. Dall’attuale Assessore ci si aspettava un segnale di discontinuità, cominciando appunto con una drastica riduzione dei settori. Che, oltre ad essere inutili in un numero così elevato, costano al contribuente (leggi a noi cittadini). Ora è chiaro che è tardi per intervenire e riportare i settori al più logico e coerente numero di tre, con conseguente risparmio per le casse del Comune. Ci piacerebbe, però, che almeno si riconoscesse l’errore e si manifestasse una precisa volontà di prendere un impegno per la relativa modifica.
Un altro punto dolente di una gestione che io considero deficitaria è senza dubbio quello di non essere riusciti (o di non aver voluto) operare neppure lo straccio di un turn-over. Anzi, considerando la soppressione di qualche servizio (vedi ambiente e l’affidamento a terzi di una parte del servizio scuolabus), il personale è addirittura aumentato.
Lo spostamento, infine, di alcuni uffici da un locale ad un altro ha portato l’Ufficio Anagrafe nella posizione più sbagliata. In particolare perché non c’è riservatezza e, per chi è costretto ad aspettare il suo turno addossato alla porta d’ingresso, ogni tanto arriva una bella sportellata (certo, non volontaria) da parte di chi entra nell’Ufficio. Purtroppo questi sono i fatti. Le chiacchiere di questi anni non hanno certo contribuito a migliorare l’assetto organizzativo del Comune.