venerdì 30 aprile 2010

Nate 46 aziende in tre mesi. Performance migliore di tutta la provincia. In ripresa il settore tessile; edilizia e metalmeccanico ancora in difficoltà

Abbiamo chiesto al Dr. Giacomo Cicconi Massi, Responsabile mandamentale della Confartigianato, di illustrarci sinteticamente l’andamento del settore artigiano nel nostro territorio.
Lo ringraziamo per il prezioso contributo.
Nel primo trimestre 2010 sono nate, nel nostro comprensorio (Valli Misa e Nevola) 46 nuove aziende. Questo è quanto emerge dai dati elaborati dal centro studi Confartigianato sulle aperture di aziende tra gennaio e marzo 2010. Sono dati che denotano come, nonostante la congiuntura economica sfavorevole che stiamo attraversando, il territorio abbia una gran voglia di reagire e di lasciarsi alle spalle i momenti di grave difficoltà che hanno piegato l’economia dei nostri Comuni. Alle 46 nuove iscrizioni all’albo artigiani fatte registrare nelle valli in questi tre mesi, seguono 28 cessazioni e dunque il bilancio è di + 18.
Nel Comune di Ostra ci sono state 4 iscrizioni (2 nel settore dell’edilizia, 1 nel legno e 1 nella meccanica) a fronte di 2 cessazioni con un bilancio positivo di + 2.
Il bilancio del nostro comprensorio, se paragonato a quello di altri distretti che fanno registrare o il segno meno o una modesta crescita, è senz’altro il più positivo. Tuttavia se i dati inducono ad un cauto ottimismo ed i settori tessile e legno fanno registrare buone performance (tessile con ben 10 nuove aziende a fronte di 3 cessazioni, legno con 7 iscrizioni e 4 cessazioni, +3) un’analisi sui parametri aziendali di bilancio e quindi sul fatturato, sugli utili e sull’occupazione mostrano come la ripresa sia ancora piuttosto lontana. La situazione finanziaria di molte aziende continua ad essere particolarmente difficile e gli utili si sono drasticamente ridotti (- 20% - 30% nei casi migliori). A reggere meglio economicamente e finanziariamente rimangono certamente le aziende che hanno investito innovando i processi produttivi e puntando sulla qualità, assieme a quelle operanti in conto proprio. Per le imprese costrette invece a lavorare per conto terzi perdura purtroppo una situazione finanziaria critica.
Che cosa poter fare dunque per arginare la crisi? La Confartigianato, proprio per andare incontro alle mutate necessità imprenditoriali ha sviluppato, a fianco degli strumenti tradizionali (credito, contabilità e paghe), dei servizi innovativi basati sulla definizione di un “Piano Strategico”, di strumenti avanzati di “Marketing”, su un accurato “Controllo di gestione” e facendo un’attenta “Pianificazione finanziaria”. “Solo così, investendo sulla qualità dei servizi erogati, saremo in grado di poter aiutare le nostre imprese a superare questo difficile momento”. Una mano importante a tutto ciò potrebbe arrivare anche dal turismo. Ostra con il suo centro e le sue bellezze e la Confartigianato con alcune iniziative importanti quali la Mostra Nazionale di Antiquariato unita ad alcuni progetti tesi alla valorizzazione del territorio e dell’artigianato artistico, potranno rappresentare una importante risorsa, alternativa o complementare al turismo della spiaggia e della costa.
Iscrizioni e cessazioni nel SENIGALLIESE nel primo trimestre 2010 (Gennaio-Marzo)Fonte: Centro Studi Confartigianato su dati Albo Imprese artigiane

Comuni Iscrizioni Cessazioni Saldo
Barbara 0 0 0
Castelcolonna 2 0 2
Castelleone di S. 0 2 -2
Corinaldo 5 1 4
Monterado 3 2 1
Ostra 4 2 2
Ostra Vetere 0 0 0
Ripe 5 4 1
Senigallia 27 17 10

Totale Senigalliese 46 28 18


Settori Iscrizioni Cessazioni Saldo
Tessile 10 3 7
Alimentari 3 1 2
Stampa grafici affini 2 0 2
Edilizia 9 10 -1
Fotografi e affini 2 0 2
Legno 7 4 3
Metalmeccanica 6 6 0
Parrucchieri e affini 4 2 2
Trasporti cose e pers. 1 0 1
Attività e servizi vari 2 2 0

Totale Senigalliese 46 28 18
di Giacomo Cicconi Massi

Partiti e territorio

di Carla Raffaeli

Abbiamo voluto dedicare questo numero ad alcune testimonianze sulla situazione economica locale, con un’apertura anche verso gli indirizzi dell’amministrazione cittadina, nel momento in cui viene varato il Bilancio di Previsione, documento fondamentale di programmazione.
I lettori troveranno dati e valutazioni, che provengono da esperienze concrete e studi approfonditi, in grado di fornire elementi di conoscenza e di riflessione, utili a qualunque discussione seria.
Troppe volte infatti ascoltiamo dibattiti in cui il confronto è dettato da opinioni costruite su pre-giudizi ideologici o intenti propagandistici, più che sull’analisi conoscitiva dei fatti.
Ci è sembrato perciò utile focalizzare la nostra attenzione e richiamare quella dei lettori sul tema della crisi economico-finanziaria, specificamente sui modi in cui si presenta ed è vissuta nel nostro territorio e nei vari settori produttivi. Non abbiamo voluto affidarci all’immaginario del sentito dire, ma ad operatori che, da un punto di osservazione allargato, potessero fornire dati e informazioni, relativi ai fenomeni e alle strategie di intervento.
Ci sembra che la politica, non solo nelle sue vesti istituzionali, ma anche nelle forme organizzate di base (in altre parole, i partiti) dedichi poco del suo tempo e del suo impegno all’analisi, all’approfondimento, alle proposte su questi temi fondamentali, tutta volta, com’è, alle sfide interne ed esterne. Mentre l’amplificazione mediatica dà man forte all’operazione.
Ma d’altronde oggi è fuori moda parlare di “partito” e se la parola torna in uso, le si attribuisce subito la qualità di “liquido”, “aperto”. Che poi corrisponde esattamente ad un modello di debole organizzazione e scarsa presenza sul territorio. Ecco, la parola “territorio” sta invece riprendendo vigore, ma si riferisce soprattutto a una modalità tutta leghista di essere vicino alla gente, di ascoltarne la voce, i problemi, le lamentele. E’ quello che facevano i vecchi partiti, solitamente, non sempre, con una differenza sostanziale: la cultura dei partiti aiutava a guardare più in là del proprio naso, al problema comune, da affrontare senza egoismi e pregiudizi.Il nostro è un piccolo foglio, con uno spazio e una capacità di diffusione limitati, assolutamente inadeguati rispetto al problema che segnala. Vogliamo comunque parlarne insieme e contiamo ancora sulla collaborazione dei lettori, che vorranno intervenire, segnalando situazioni, positive o negative, raccontando storie personali o collettive.

Il rapporto Banca-Impresa

di Nicoletta Principi
Il rapporto “Banca-Impresa” è da sempre uno dei temi centrali, quando si parla di economia, che spesso “accende” gli animi di coloro che sono chiamati a discuterne. Specie nell’ultimo anno, attraversato dalla crisi mondiale, gli interlocutori sembrano essere ancora più diffidenti: da un parte le imprese, soprattutto quelle medie e piccole, che accusano le banche di aver ristretto la concessione del credito proprio nel momento in cui più occorreva; dall’altra parte le banche che ritengono, invece, di aver svolto correttamente il ruolo di sostegno all’economia, affidando coloro che sono meritevoli dal punto di vista creditizio. Per me che lavoro nel mondo bancario e contemporaneamente sono figlia di un piccolo artigiano, le due cose sono egualmente vere.
In alcuni casi, alle imprese che necessitano di finanziamenti per far fronte alla diminuzione di fatturato e alle forti tensioni di liquidità, tali finanziamenti non vengono concessi perchè ritenuti troppo rischiosi dalla banca, la quale, a sua volta, nega la concessione nel rispetto delle regole dettate dalla Banca d’Italia in tema di adeguatezza patrimoniale (c.d. Basilea 2), a copertura dei rischi, primo fra tutti il rischio di credito.
Le modalità di gestione e controllo del rischio di credito, che la banca attiva nell’ambito della concessione di finanziamenti, seguono un complesso procedimento, spesso sconosciuto alle imprese. Le strategie e le politiche creditizie di un Gruppo bancario sono finalizzate al raggiungimento di obiettivi di creazione valore, coerenti con i livelli di rischio prescelti, attraverso la diversificazione del portafoglio a livello settoriale, geografico e alla fissazione di limiti massimi sulla singola esposizione.
In particolare, vengono prodotte stime interne, utili alla valutazione del merito creditizio della propria clientela per ottenere misure più accurate dei rischi assunti e dei rendimenti associati.
Inoltre, attenzione è riservata al merito creditizio e al livello di patrimonializzazione della clientela affidata mediante lo svolgimento di attività di monitoraggio andamentale sulle posizioni creditizie, che consentono, attraverso la valutazione degli indicatori di degrado delle esposizioni, di cogliere i segnali anticipatori del default.Tali elementi, forse eccessivamente tecnici, andrebbero chiariti nell’ambito sia dell’ordinaria dialettica tra le parti, sia in sempre più numerosi specifici incontri, al fine di superare assieme, banca e impresa, la crisi, favorendo la ripresa dello sviluppo economico.

La nostra agricoltura merita di più

Abbiamo chiesto a Maurizio Monnati, Segretario Provinciale della Coldiretti, un intervento sull’agricoltura marchigiana. Lo ringraziamo per l’interessante articolo

E’ un periodo difficile per la nostra agricoltura, tra i più difficili della nostra storia. I prezzi dei prodotti agricoli sono precipitati e con essi la redditività delle imprese. Tutto questo, però, non è un effetto della crisi internazionale che ha investito anche il nostro territorio e, con esso, i vari settori produttivi, con conseguenze gravi su consumi e occupazione.
Il momento di difficoltà generale ha avuto qualche riflesso, è vero, nelle nostre campagne, ma va sottolineato che i consumi alimentari hanno sostanzialmente tenuto. La vera causa della crisi in agricoltura va dunque ricercata altrove, e in particolare in quelle che sono due grandi ingiustizie, due furti che vengono praticati ogni giorno ai danni di chi opera in campagna. Il primo è il furto di valore aggiunto. Per ogni euro speso dal consumatore, solo 17 centesimi finiscono nelle tasche degli agricoltori e questa forbice si sta allargando sempre più. Già, perché i centesimi che noi prendiamo per le nostre produzioni diventano euro per il consumatore finale nel passaggio attraverso la filiera, con aumenti speculativi e ingiustificati.
L’altro furto che subisce la nostra agricoltura, anche questo molto grave, è il furto d’identità. Troppo cibo viene spacciato per made in Italy ma in realtà non lo è. Pensate che solo un prodotto su tre che si vende nel nostro Paese è veramente italiano. Se poi guardiamo alla situazione mondiale, il rapporto diventa di uno su quattro. Tutto ciò ci fa capire che la vera ragione per la quale l’agricoltura non vede riconosciuto il proprio lavoro è che non ha potere contrattuale nella filiera. Il potere contrattuale è un fatto economico e si recupera con progetti di carattere economico.
E’ per questo che Coldiretti ha lanciato il progetto per una filiera agricola italiana, un progetto che punta all’interesse dei consumatori, delle imprese e dell’intero territorio. Un progetto, dunque, per tutto il Paese, che garantirà la trasparenza e la provenienza del vero made in Italy, quello che nasce totalmente dai nostri territori, per farlo arrivare ai consumatori al giusto prezzo senza speculazioni e contraffazioni.
In questo modo intendiamo rilanciare una economia reale, e cosa c’è di più reale del prodotto del territorio che diventa cibo, cibo made in Italy? E’ in questa direzione che dobbiamo lavorare tutti assieme: imprese, associazioni, politica. Perché la nostra agricoltura merita di più.
Maurizio Monnati

Approvato il Bilancio di Previsione 2010: intervista all’Assessore al Bilancio e Tributi, Luigi Barigelli

di Stefano Neri

Lo scorso sabato 17 aprile, il Consiglio Comunale ha approvato il bilancio di previsione per l’anno 2010. Anche negli anni passati ci siamo occupati di questo importante documento, poco conosciuto dai cittadini.
Per tale ragione, abbiamo intervistato l’Assessore al Bilancio Luigi Barigelli che, gentilmente, ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande.

- Assessore, in Consiglio Comunale ha definito questo bilancio “in frenata”. Quali le motivazioni?
- Si tratta di un bilancio che risente inevitabilmente della crisi economica in atto e dei vincoli di finanza pubblica sempre più stringenti. Le entrate correnti sono purtroppo in diminuzione, così come diversi trasferimenti pubblici che risentono dei tagli da più parti operati.
- A fronte di queste minori entrate, avete previsto degli aumenti di tariffe e tasse?
- A differenza di altri Comuni limitrofi, dove gli aumenti hanno raggiunto punte fino al 30%, abbiamo limitato al massimo gli aumenti di tasse e tariffe per non aggravare ulteriormente la situazione finanziaria dei cittadini ostrensi, già in difficoltà per la crisi economica. La tassa rifiuti non ha subito alcun aumento.
Alcune tariffe e servizi a domanda individuale, hanno subito minimi aumenti, affiancati però a sconti per le famiglie numerose.
- Allora siete intervenuti sul fronte della spesa?
- Certamente! E’ stato eseguito un attento esame di tutti i capitoli di spesa, soprattutto di quella corrente, al fine di contenere i costi e ridurre tutti i possibili sprechi. Rispetto al bilancio di previsione 2009, abbiamo previsto minori spese correnti per oltre 380 mila euro. Tutti i settori sono stati interessati dai tagli, alcuni in misura minore (sociale e istruzione) altri in misura maggiore. Si è riusciti in ogni caso a mantenere tutti i principali servizi già offerti negli anni precedenti e sono state programmate nuove iniziative di rilievo, anche nei settori interessati dai tagli (ad esempio la pista di pattinaggio o la stagione teatrale) grazie soprattutto all’ausilio di Associazioni, Imprese e Banche locali.
- Per gli interventi di manutenzione straordinaria sul patrimonio comunale e per nuove opere da realizzare, cosa avete programmato?
- Dobbiamo fare i conti, anche qui, con un pesante crollo dei proventi per oneri di urbanizzazione, ridotti alla metà rispetto al 2009 (e ad un quarto rispetto agli anni precedenti), e con una riduzione di altre entrate in conto capitale.
Questo rilevante calo finisce per limitare fortemente anche la possibilità di effettuare consistenti stanziamenti per gli interventi di manutenzione straordinaria sul patrimonio comunale (immobili, strade, scuole). L’attento esame, condotto anche in questi capitoli di spesa, ha permesso in ogni caso di individuare quelle somme in conto residui che potranno sopperire ai principali interventi da effettuarsi nel 2010. Inoltre, sin dal prossimo mese di maggio, potrà essere utilizzato anche l’avanzo di amministrazione proveniente dal 2009 e derivante da importi già stanziati in passato ma sui quali sono state realizzate delle economie di spesa. Nel bilancio 2010, ed in quello pluriennale, tra i vari interventi è prevista la sistemazione e l’ampliamento della palestra delle scuole “Crocioni”, interventi riguardanti la scuola materna, la realizzazione di un nuovo colombario nel civico cimitero e la realizzazione di alcuni progetti già programmati dalla passata amministrazione che, seppur avviati, erano solamente in fase embrionale (sistemazione delle Riviere e secondo stralcio dei Centri Commerciali Naturali). Altri importanti interventi sono previsti sulle frazioni; uno fra questi, la rotatoria di Casine che diventerà definitiva.
- Due parole sul patto di stabilità. Dopo aver rispettato gli obiettivi nel 2009, cosa prevedete per il 2010? E perché, a proposito delle regole che non sono cambiate ha aggiunto “purtroppo”?
- Perché negli ultimi dieci anni le regole sul patto sono cambiate ogni anno o anche più volte in un anno, mentre per il 2009 e per il 2010 la norma si è stabilizzata nella sua formulazione peggiore. Le regole attuali sono molto più stringenti che negli anni passati e penalizzano gli enti più “sani” a favore di quelli in difficoltà. Con queste regole i comuni si troveranno con ingenti somme ferme in banca, ma con gli edifici pubblici a pezzi, perché è penalizzata proprio la spesa per investimenti.
Ciononostante abbiamo programmato il rispetto dei vincoli anche per il 2010, anche se ciò comporterà un attento controllo delle spese in conto capitale.
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Ringraziamo l’Assessore Barigelli per la disponibilità accordataci.

Le “linee” del Bilancio di Previsione

di Bruno Landi

Dell’intervista rilasciata dall’Assessore al Bilancio, Luigi Barigelli, al nostro Stefano Neri colpisce, tra gli altri, un dato che merita un approfondimento. E, per quanto mi riguarda, una seria riflessione.
Afferma l’Assessore che nella Previsione del 2010, rispetto alla previsione dell’anno precedente, “abbiamo previsto minori spese correnti per oltre 380 mila euro”. Una somma ragguardevole, pur nella considerazione che – sono ancora parole dell’Assessore – “tutti i settori sono stati interessati dai tagli…e si è riusciti a mantenere tutti i principali servizi…”.
Voglio dire subito di trovarmi d’accordo su questa “linea” seguita nell’impostazione del Bilancio. Anche se è una linea dettata dalle vigenti disposizioni e magari non da una libera scelta. Ritengo, infatti, e non da oggi, che serve maggior rigore nelle spese di tutte le Pubbliche Amministrazioni: dai Ministeri in giù, passando per Regioni, Province e Comuni. E non solo per rispetto nei confronti dei cittadini, ai quali si chiedono continuamente maggiori sacrifici. Ma anche per liberarci gradualmente da quel peso abnorme degli interessi passivi (70 miliardi di euro) che ogni anno pesano sulle casse statali.
E mi chiedo: se il Bilancio predisposto “è vero”, e lo verificheremo in corso di esercizio finanziario, come è stato possibile, a parità di servizi erogati, poter “risparmiare” 380 mila euro? Non credo solo eliminando gli sprechi. O limando qua e là i diversi o tutti i Capitoli di spesa. Mi piacerebbe conoscere in dettaglio come ci si è mossi, perché io sono tra quelli che ritengono che forti risparmi, nei pubblici bilanci, si ottengono soltanto con una rigorosa “politica sul personale”.