mercoledì 30 giugno 2010

Una locale ditta del settore dell’abbigliamento

Facendo seguito a quanto apparso nel precedente numero di Buongiorno Ostra, circa l’attuale situazione economica delle aziende locali, abbiamo raccolto la testimonianza di una ditta artigiana che è sul “campo di battaglia”.
La ditta di confezioni di abbigliamento di Ostra, nei prima anni dalla nascita (1986), ha vissuto il boom proprio del settore: continua crescita delle commesse di lavoro (fino a 20.000 capi a stagione) e conseguente aumento del personale: nel 1990, contava 12 dipendenti. Ma alla fine degli anni novanta per l’impresa inizia la crisi. In particolare, nel 1998, la principale ditta per cui lavorava ha trasferito la produzione all’estero, riducendo drasticamente le commesse e da allora ha dovuto ricercare continuamente il lavoro, accontentandosi spesso di quello di “seconda mano”, ovvero quello in cui i margini di guadagno sono bassissimi.
Oggi, la ditta artigiana è rimasta con 3 operaie e sta attraversando il periodo più difficile della sua storia e teme che il peggio ancora dovrà capitare se le condizioni non muteranno. In merito, la titolare ritiene che sia necessario lo sviluppo di più fattori, di seguito riepilogati, per migliorare la propria situazione e quella delle altre aziende del settore.
Innanzitutto, il mercato del tessile e dell’abbigliamento dovrebbe essere meglio regolamentato: la manodopera, in particolare quella straniera, va legalizzata, il sommerso va controllato, perchè fin tanto che sarà concesso il lavoro a coloro che non rispettano le regole, per le ditte locali sarà sempre più difficile sopravvivere. Il Governo, inoltre, dovrebbe provvedere a ridurre il costo dei dipendenti: finora, nei periodi in cui il lavoro non c’era, la ditta ha usufruito della cassa integrazione che le ha consentito di non licenziare le operaie, ma considerato che la stessa indennità sociale sta per esaurirsi, la titolare teme per il futuro delle proprie dipendenti.
Le banche dovrebbero essere più solidali con le piccole aziende; in questo momento critico stanno, invece, limitando la concessione del credito, soprattutto di quello commerciale che procura immediata liquidità all’azienda, come ad esempio le operazioni di anticipo delle fatture. A ciò, si aggiungono le difficoltà nel recuperare il credito vantato nei confronti dei sempre più numerosi clienti insolventi. Anche le locali associazioni di categoria che non sembra abbiano dato un impulso importante per la ripresa del settore, dovrebbero adoperarsi per meglio rappresentare le imprese nei “palazzi” che contano, a vantaggio del mercato dell’abbigliamento e del tessile. Infine, la titolare auspica una maggiore cooperazione tra le aziende locali che operano nel suo stesso settore.
Ma nonostante le quotidiane difficoltà, la continua ricerca del lavoro che “non sia una rimessa”, la titolare desidera continuare la sua attività, quella per cui ha impiegato la vita e confessa che oggi è la “tigna” che la fa andare avanti.

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