domenica 31 ottobre 2010

Nel ghetto della Lega

di Carla Raffaeli
La Lega è sinceramente votata alla "semplificazione".
Non lo dimostra solo il minisro Calderoli dando fuoco a migliaia di carte obsolete; purtropo lo testimoniano altri leghisti di potere provando a dare alla fiamme principi costituzionalmente garantiti e, perfino, umanamente inoppugnabili.
E' il caso del presidente della Provincia di Udine, che propone di ripristinare nella scuola pubblica "percorsi differenziati" per gli alunni disabili perché l'integrazione scolastica non funziona, anzi crea problemi di apprendimento per chi ha difficoltà e rallenta il lavoro dei "normodotati".
Chi ha conosciuto le "scuole differenziate", dove pure non mancavano insegnanti specializzati e strumenti specialistici, sa che la classe formata solo da bambini e ragazzi con la stessa disabilità creava condizioni assolutamente difficili da gestire sia sul piano del recupero dell'handicap, sia a livello di formazione psico-affettiva e sociale.
Chiudeva i bambini nel ghetto della "diversità" separandoli dai coetanei, con i quali sarebbe stato sempre più difficile, anche in futuro, condividere situazioni di gioco o di lavoro. E tutto questo mentre è noto che un bambino apprende molto, dietro la spinta dell'amicizia e dell'emulazione, anche dai compagni di classe.
Ma l'aspetto che più mi interessa riguarda questo secondo versante: i "normodotati" (parola oltremodo pessima).
In un mondo in cui c'è il rischio di essere schiavi dell'aspetto fisico, del successo, del denaro e del consumo, con tutte le sofferenze che ogni delusione procura, c'è bisogno di capire che in ogni individuo c'è una persona di valore con i suoi limiti e le sue risorse. L'amicizia, la comprensione, l'affetto, la stima non sono legate a nessuno dei beni che la pubblicità reclamizza.
La gioia di una relazione autentica si costruisce in uno scambio di doni diversi. E quel bambino-ragazzo che non sente o non vede, non fa le cose come gli altri, insegnerà ai coetanei qualcosa di fondamentale, prima ancora che gli altri possano aver fatto qualcosa per lui.
Anche in questo caso si ripropone la necessità di un diverso sguardo sulle questioni: semplificare significa tornare all'essenza dei diritti e delle procedure, impegnarsi a risolvere meglio i problemi dell'integrazione attraverso una solida preparazione dei docenti, un'attenta formazione culturale e civile degli allievi, una collaborazione delle famiglie al progetto didattico.
Ogni scorciatoia intreccia invece le innegabili difficoltà a ulteriori nodi.

Nessun commento: