domenica 31 ottobre 2010

Un vuoto da colmare

di Carla Raffaeli
Ostra è, per tradizione, paese ricco di storia e di cultura. E ancor oggi, soprattutto per iniziativa di numerose associazioni locali, si può godere nel corso dell'anno di un ampio programma ricreativo e culturale nell'ambito della stagione teatrale, di Ostra Estate, e non solo. E generalmente la quantità non va a scapito della qualità.
Se in questo panorama positivo si può trovare un punto debole, esso è rappresentato non dall'offerta, ma piuttosto dalla partecipazione e dalla fruizione delle iniziative da parte di un pubblico che non sempre premia l'impegno degli organizzatori.
C'è però una questione, che peraltro questo foglio ha più volte segnalato, assolutamente anomala rispetto a un quadro culturale di valore: da oltre otto anni la Biblioteca Comunale è chiusa e da sempre manca un museo della città e del territorio.
Si è ormai affermata l'idea che un museo non debba essere una raccolta incartapecorita di oggetti d'arte e reperti del passato. Esistono già, e sono fruibili in tante città, anche piccole, suggestive reinterpretazioni e reinvenzioni del luogo museale in una dimensione aperta, diffusa, multimediale, moderna. Ma non è solo un problema formale di organizzazione e comunicazione; importante è l'oggetto, il contenuto della cultura, dell'arte, della storia locale che vogliamo raccogliere, organizzare, mettere in luce. E se i palazzi gentilizi e le chiese sono già pregiati contenitori di opere d'arte e oggetti di arredo, esiste un patrimonio di cultura materiale e popolare, come quello relativo al lavoro contadino e artigianale, che rischia di perdersi irrimediabilmente. E se le grandi opere architettoniche, aperte e rese fruibili a tutti, sono capaci di raccontare il passato e formare gusto, sensibilità, intelligenza nel presente, quello stesso racconto resta parziale, incompleto senza la rappresentazione e la narrazione del lavoro materiale che le ha concretamente realizzate.
Basti citare le raccolte di manufatti, strumenti, disegni che un artigiano ostrense, Mario Verzolini, ha messo insieme su una delle cento storie di famiglie artigiane che hanno dato fama e lustro alla nostra città. Ed è sufficiente riferire la domanda che più spesso gli ho sentito fare: "che fine farà tutto questo?".
Credo che il nostro "museo" debba nascere da una grande idea che abbracci passato, presente e futuro e cominci muovendo anche piccoli passi alla volta, mettendo insieme concretamente ciò che associazioni, famiglie, singoli cittadini possono offrire. Nessun "esperto titolato" dovrà disegnare da solo il percorso di questo "racconto".
La chiusura della Bibilioteca Comunale da più di otto anni è un fatto gravissimo. Dopo aver creduto agli annunci di imminente apertura e aver constatato invece, anche di recente, lo stato di assoluta precarietà di strutture e arredi, non si può non parlare di "sospensione di pubblico servizio". Certo si tratta di un servizio culturale, ma non per questo meno essenziale degli altri servizi, se si considera la promozione della lettura un obiettivo di civiltà, oltre che di conoscenza. Sono convinta che la sospensione sia nata dalle migliori intenzioni di riqualificare il servizio; ma non è giustificabile che, nel corso di lunghi anni, sicuramente segnati da difficoltà, non si sia provveduto ad attrezzare almeno una sala di pubblica lettura, almeno provvisoria.
Che cosa ha intenzione di fare in proposito la nuova Amministrazione? A circa un anno e mezzo dal suo insediamento, nel corso del quale avrà esaminato il problema, ha un progetto, magari piccolo, da proporre ai cittadini e realizzare a breve termine?.
Faccio una proposta, che si può realizzare, come iniziativa provvisoria, fin da domani: ogni famiglia ostrense regali un libro alla biblioteca, che l'Amministrazione metterà a disposizione dei cittadini in una sala pubblica.
Le associazioni locali non mancheranno di dare la loro collaborazione.

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