domenica 31 ottobre 2010

OPINIONI A CONFRONTO: le ragioni di un no

di Abramo Franceschini
Consigliere IPAB
MoroniAntoniniMorganti” di Ostra

All’inizio dell’estate il CdA della”casa di Riposo” di Ostra, ha approvato n atto di indirizzo per la trasformazione della stessa in Fondazione, cioè in un Ente di diritto privato.
Ç’alternativa era quella di orientarsi verso una soluzione pubblica che avrebbe meglio conservato l’attuale natura dell’Istituto, scegliendo di diventare un’Azienda di Servizi alla Persona (ASP).
Vorrei evitare di addentrarmi in tediose dissertazioni riguardo problematiche e differenze legate alla gestione fiscale e amministrativa di ASP e Fondazioni e sfruttare questo spazio, gentilmente concesso, per portare alla luce alcune delle ragioni che mi hanno spinto, senza alcuna preclusione politica, a votare contro questo provvedimento di trasformazione.
Il principale deterrente utilizzato dalla maggioranza del Consiglio per caldeggiare la sua scelta è il timore che la struttura un giorno potesse essere chiusa e inglobata da altre, Una paura condivisibile ma facilmente esorcizzabile se solo si guardasse alla situazione delle altre Case di Riposo del territorio (tutte di dimensioni abbondantemente inferiori alla nostra) e con mente lucida si ragionasse sul trend della gestione dei servizi sanitari che si sta via via delineando nella nostra Regione.
Ci si accorgerebbe della volontà, sempre i più manifesta, di radicare e capillarizzare sul territorio strutture socio-assistenziali per la lunga degenza e la residenzialità (ASP, RSA, Residenze Protette, etc..) centralizzando invece quei settori che il politichese applicato alla sanità ha recentemente battezzato come “medicina della complessità”.
Insomma, il rischio per Ostra di perdere un Istituto come il nostro (che tra l’altro non possiede patrimoni e immobili al di fuori della struttura in cui risiede) scegliendo la gestione pubblica non ha alcuna ragione di esistere e sono fortemente portato a dubitare della buona fede di chi, per deviare acqua verso altri mulini, rivendica il contrario.
Anzi, probabilmente diventando Azienda di Servizi alla Persona, si sarebbero potute creare nuove opportunità e prospettive per il futuro della struttura. E’ chiaro che qualora ci saranno risorse da assegnare, finanziamenti, possibilità di potenziare o implementare nuovi servizi, le Fondazioni saranno le ultime ad essere prese in considerazione, essendo la Regione più propensa ad investire in strutture di cui può controllare i bilanci e certificare le attività.
Lo testimonia una situazione che si è già verificata nei fatti alcuni mesi fa. A seguito della partecipazione ad un bando regionale promossa dall’ex-presidente Paradisi, ci era stato conferito un contributo per la realizzazione di un impianto solare termino che avrebbe portato indiscutibili vantaggi alla struttura, sia in termini di consumo energetico che di risparmio economico. Parliamo di un finanziamento a fondo perduto che avrebbe coperto l’80% della spesa, circa 21 mila euro su un totale di 26 mila, un’opportunità come non se ne vedono di frequente. Poche settimane più tardi la Regione ha comunicato che il contributo sarebbe stato valido solo per quegli Istituti che non fossero diventati Fondazioni, Pertanto il progetto è saltato e 21 mila euro sono stati buttati all’aria.
Un altro punto a favore dell’ASP sarebbe stata l’introduzione di una figura dirigenziale, di cui, specie tra i dipendenti, si riscontra la necessità.
Infine un’ultima riflessione, certamente non secondaria. Il bilancio della nostra Casa di Riposo è tenuto in piedi grazie ad un contributo dell’AUR 4 di oltre 400 mila euro, soldi pubblici legati a un consistente numero di posti letto della cosiddetta “Residenza Protetta” che diversi anni fa una buona gestione politico-amministrativa dell’Ente è riuscita ad accaparrarsi. Grazie a questo contributo la Casa di Riposo di Ostra è stata in grado di offrire un servizio di qualità a fronte di rette tra le più competitive del territorio e di costruire un discreto avanzo di amministrazione, fondamentale per far fronte ai numerosi interventi di manutenzione e adeguamento, richiesti da una struttura datata.
La Fondazione una forma giuridica in cui il controllo sulla gestione e sui bilanci risulta essere fortemente circoscritto rispetto alle odierne IPAB: scompare infatti ogni forma di supervisione da parte della Regione, della Corte dei Conti e di ogni altra istituzione sovracomunale.
Per cultura personale e per un’idea alta che ho dell’amministrazione della Cosa Pubblica, non posso ritenere auspicabile che soldi della collettività destinati al sostentamento dei ricoverati e al miglioramento dei servizi offerti, possano essere gestiti da enti che in maniera ibrida ricadono a tutti gli effetti all’interno del diritto privato, seppur trincerati dietro un rassicurante “senza scopo di lucro”. La maggioranza del CdA aveva previsto nello Statuto imprecisati emolumenti e rimborsi per i consiglieri, che a seguito di una battaglia personale sono riuscito a far abrogare nella versione approvata in consiglio comunale.
Concludendo, io credo fermamente che nella gestione di enti come il nostro che hanno nella loro ragione d’essere la salute, l’assistenza e il tenesse delle persone (ancor più di quanto sono soggetti deboli come anziani o disabili) debba essere garantito un assoluto rigore, magari dimenticandosi di alcune regole (o interessi) che solitamente valgono per il libero mercato.
L’unica stessa polare da seguire non può che essere la volontà di offrire il miglior servizio possibile in relazione a rette massimamente contenute.
Senza dimenticare mai che dietro a ogni retta ci sono le pensioni e i risparmi di chi ha lavorato una vita per pagarsi quella che probabilmente sarà la sua ultima casa o i sacrifici di familiari che da soli non riescono più a custodire i propri cari.

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