venerdì 27 febbraio 2009

Cronaca di un disastro

di Bruno Landi

Meno di un anno e mezzo fa, a metà novembre 2007, in Italia la situazione era questa: Romano Prodi faceva il Presidente del Consiglio; Silvio Berlusconi faceva il capo dell’opposizione. E sbagliava le previsioni. Ripeteva che Prodi non aveva i voti per approvare la manovra finanziaria al Senato; diceva che il Governo sarebbe caduto il 14 novembre. Ma Prodi non cadde. Fini e Casini accusarono il Cavaliere di non saper più fare il suo mestiere.
Walter Veltroni, in quel tempo, faceva il Sindaco di Roma. E, da un mese, il Segretario del Partito Democratico. Di fronte alle difficoltà del Governo Prodi, Veltroni aveva almeno due possibilità: assecondare la rivolta di Fini e Casini, oppure imboccare la via “bipartitica” della Terza Repubblica. Scelse la seconda.
E mentre il centrodestra é in mezzo ad una bufera di insulti e scomuniche (ricordate Fini” Siamo alle comiche finali”), Veltroni decide di rompere gli indugi e di portare il paese alle elezioni anticipate, affermando: “Il PD correrà da solo”.

Poi, come si vedrà, da solo non è andato, visto che aveva “in pancia” i radicali e si era alleato con l’IdV di Antonio di Pietro.
Ma Veltroni si illude così di poter vincere le elezioni, facendo leva anche sul “voto utile”. Le urne del 13-14 aprile emetteranno invece un verdetto amaro: stravince Berlusconi e la Sinistra non entra in Parlamento.
Veltroni sottoscrive con la maggioranza accordi discutibili (vedi Commissione di Vigilanza sulla RAI e legge elettorale alle europee), “ma anche” lancia accuse pesanti, del tipo: “La democrazia è a rischio”, “in Italia una deriva putiniana”, e parla di “un attentato alla Costituzione” per il caso Eluana Englaro
Intanto, dopo le politiche, infila un’altra terribile serie di sconfitte: le comunali a Roma, dove come Sindaco ha lasciato un “buco” di bilancio di oltre otto miliardi di euro; le regionali in Friuli, in Abruzzo e in Sardegna, intervallate dalle sconfitte alle provinciali in Sicilia (8-0 per il PDL) e Foggia. Unica soddisfazione la vittoria alle provinciali di Trento.

Spira cattiva aria per il PD, almeno nei sondaggi, per le prossime elezioni europee.
Forse anche per questo Walter Veltroni presenta le sue irrevocabili dimissioni da Segretario del PD, affermando “non ce l’ho fatta”. In realtà accusando molti esponenti del suo partito, in primis Bersani e D’Alema e anche Rosy Bindi e Arturo Parisi di avergli regolarmente messo i bastoni tra le ruote.
Ora il partito è nelle mani di Dario Franceschini, suo vice, e forse Matteo Renzi, che ha trionfato alle primarie del PD di Firenze ( ma ad Ostra perché non si fanno?) non sbaglia quando afferma:
Il gruppo dirigente ha fatto un disastro”.

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