venerdì 30 aprile 2010

Il rapporto Banca-Impresa

di Nicoletta Principi
Il rapporto “Banca-Impresa” è da sempre uno dei temi centrali, quando si parla di economia, che spesso “accende” gli animi di coloro che sono chiamati a discuterne. Specie nell’ultimo anno, attraversato dalla crisi mondiale, gli interlocutori sembrano essere ancora più diffidenti: da un parte le imprese, soprattutto quelle medie e piccole, che accusano le banche di aver ristretto la concessione del credito proprio nel momento in cui più occorreva; dall’altra parte le banche che ritengono, invece, di aver svolto correttamente il ruolo di sostegno all’economia, affidando coloro che sono meritevoli dal punto di vista creditizio. Per me che lavoro nel mondo bancario e contemporaneamente sono figlia di un piccolo artigiano, le due cose sono egualmente vere.
In alcuni casi, alle imprese che necessitano di finanziamenti per far fronte alla diminuzione di fatturato e alle forti tensioni di liquidità, tali finanziamenti non vengono concessi perchè ritenuti troppo rischiosi dalla banca, la quale, a sua volta, nega la concessione nel rispetto delle regole dettate dalla Banca d’Italia in tema di adeguatezza patrimoniale (c.d. Basilea 2), a copertura dei rischi, primo fra tutti il rischio di credito.
Le modalità di gestione e controllo del rischio di credito, che la banca attiva nell’ambito della concessione di finanziamenti, seguono un complesso procedimento, spesso sconosciuto alle imprese. Le strategie e le politiche creditizie di un Gruppo bancario sono finalizzate al raggiungimento di obiettivi di creazione valore, coerenti con i livelli di rischio prescelti, attraverso la diversificazione del portafoglio a livello settoriale, geografico e alla fissazione di limiti massimi sulla singola esposizione.
In particolare, vengono prodotte stime interne, utili alla valutazione del merito creditizio della propria clientela per ottenere misure più accurate dei rischi assunti e dei rendimenti associati.
Inoltre, attenzione è riservata al merito creditizio e al livello di patrimonializzazione della clientela affidata mediante lo svolgimento di attività di monitoraggio andamentale sulle posizioni creditizie, che consentono, attraverso la valutazione degli indicatori di degrado delle esposizioni, di cogliere i segnali anticipatori del default.Tali elementi, forse eccessivamente tecnici, andrebbero chiariti nell’ambito sia dell’ordinaria dialettica tra le parti, sia in sempre più numerosi specifici incontri, al fine di superare assieme, banca e impresa, la crisi, favorendo la ripresa dello sviluppo economico.

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